Il trattamento si basa sulla riabilitazione dell’organo dell’olfatto danneggiato dal virus attraverso l’allenamento mediante la tecnica della “smell therapy”. «I virus, continua il professor Taurozzi, del comune raffreddore (adenovirus e rinovirus) colpiscono i recettori della mucosa olfattiva, ossia quella piccola area che si trova nella parte superiore delle fosse nasali, e la conseguente perdita dell’olfatto si risolve nel giro di 7-10 giorni. Il Sars -Cov-2, come è stato dimostrato nel febbraio 2020 da studi dell’Harvard Medical School di Boston, aggredisce invece il bulbo olfattivo che si trova nel cervello e indirettamente i neuroni olfattori, attraverso le cellule sustentacolari. Quindi l’anosmia da Covid è da considerare una vera e propria malattia neurologica che spiega il lento recupero dell’olfatto, che molte volte è addirittura irreversibile».
Partendo dalla considerazione che la perdita dell’olfatto da Covid si presenta come una malattia neurologica, in che cosa consiste la nuova terapia sperimentata? «Le malattie neurologiche – spiega ancora il professor Taurozzi – si avvantaggiano sia della terapia farmacologica che riabilitativa- partendo da questa considerazione, tra il marzo 2020 e aprile 2021 abbiamo pensato di trattare 31 pazienti paucisintomatici Covid-19 affetti da perdita dell’olfatto persistente oltre i 60 giorni con una terapia combinata del tutto innovativa: farmacologica tradizionale associata ad una riabilitazione dell’organo olfattorio che veniva allenato facendo “annusare” al paziente alternativamente per 30 secondi ciascuno una serie di 4 oli essenziali a diversa intensità odorosa 3 volte al giorno per la durata di 30 giorni ( metodica della “smell therapy”). Nel campione di pazienti trattati con la terapia combinata si è raggiunta la guarigione dopo 30 giorni nell’89% dei casi, mentre nel campione sottoposto alla sola terapia farmacologica tradizionale, l’anosmia si è risolta solo nel 40% dei casi».